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Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata (Albert Einstein)

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Gli "ometti", sono delle costruzioni di pietre impilate in equilibrio a formare una piramide di varie grandezze. A volte anche solo una torre verticale. La piccola montagna che essi vanno a formare non ha richiesto cemento o altro collante, ma anzi si regge unicamente sull'equilibrio delle rocce che la compongono, creando un segnale importante senza bisogno di strumenti artificiali e maggiormente impattanti sull'ambiente La loro funzione originaria è essenzialmente quella di "guida" sia in montagna che in mare. Capita, tuttavia, di trovare anche delle splendide costruzioni di questo tipo sulle rive dei fiumi e in qualche scogliera vicino al mare. In questo caso il loro significato racchiude un sentimento di pace, meditazione ed equilibrio delle forze. Questa stessa sensazione la provo io ogni volta che ne intravedo uno nei sentieri. . In montagna, gli ometti vengono utilizzati per indicare un sentiero da seguire, una svolta importante in assenza di cartelli

In Cammino verso Casa...

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Nelle nostre vite frenetiche e ultra connesse, siamo talmente proiettati in avanti nel tempo, talmente in movimento, da guardare lontano, molto più lontano di quanto i nostri sensi riescano ad assaporare (ma che la tecnologia ci dà l'illusione di provare). Ed è così che ci dimentichiamo, o magari diamo per scontato (quale è la differenza?) Che esistono delle meraviglie per i nostri occhi,  delle gioie per tutti i nostri sensi, spettacoli che altri pagano per vedere, che noi però abbiamo a due passi, vicino le nostre case. Il borgo di Castagneto Carducci si erge in cima alla collina. Un magico paese attraversato dai segni del tempo e che porta secoli di storia tra le sue viuzze. Per arrivarci sono partita a piedi dalla mia casa a Donoratico, ho percorso la campagna verde di vigneti ordinati, mi sono addentrata in una strada sterrata nel bosco che ha visto aumentare pian piano la sua pendenza fino a trasformarsi in una salita impegnativa, che per fortuna è durata poco. La fatica devo

Settembre: Ristorante Giapponese e aria di rinnovamento

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Oggi per la prima volta, grazie alla mia amica Natalia, sono andata a pranzo in un ristorante giapponese. Una esperienza completamente nuova per me, che sono abituata a conoscere tutto, informarmi di ogni cosa e soprattutto a controllare tutto! Ci siamo divertite molto, abbiamo riso e scattato foto a noi e ai piatti. Nat era felice perché mi vedeva contenta e sorridente. Mi ha anche insegnato ad usare le bacchette e devo dire di non essere male! Ho afferrato qualche pietanza e sono riuscita a mangiare qualcosa, prima che mi cadesse tutto nel piatto! E' bello spezzare la routine, muoversi in un'altra direzione, fermarsi (se stiamo correndo) gestire in modo diverso il nostro tempo, conoscere nuove persone, ascoltare ciò che hanno da dire (fermandosi) e ascoltarsi. Mi sono accorta che la mia vita, per quanto estremamente varia e movimentata, segue sempre una sua "ciclica routine" che tende a rimanere costante. Perciò, a volte mi forzo a spezzarla, anche con cose banali.

La Comunità dei Climbers

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Aristotele definiva l'uomo un "animale sociale" ,colui che è in grado di organizzarsi in gruppi, costituire società volte a un incremento del benessere individuale e collettivo. Far parte di una comunità ci fa sentire protetti, più forti e sicuri. Alcuni raggruppamenti nascono per ragioni lavorative, altri per studio (le classi ad esempio), spesso capita che non si sceglie di far parte di un gruppo ma ci si trova per necessità, di fatto questa convivenza aumenta in qualche modo la produttività lavorativa e l'efficienza in generale. Poi ci sono quei gruppi che hanno origine da una passione comune, da valori, abitudini di vita, in cui si sceglie volontariamente di farne parte. Oggi parliamo della COMUNITA' DEI CLIMBERS La comunità dei climbers racchiude arrampicatori e le proprie famiglie, di ogni età, lavoro, lingua, religione e ceto sociale. Dopo una giornata in falesia, in palestra o su una parete in montagna, ritrovarsi attorno al tavolino, con una birra in mano

Donne che corrono coi lupi

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 Mi sento davvero una di quelle persone realmente fortunate. Perché sono riuscita a trasformare quella che per me era solo una passione di famiglia, in un lavoro vero e proprio, completo di molte sfaccettature. Io sono una cantante professionista ed una insegnante di canto. Mi è sempre piaciuto insegnare, trasmettere ciò che è mio, quello che ho imparato, agli altri. Prima lo facevo con le arti marziali. Ero brava, ero davvero brava quando facevo Taekwondo. E anche se quel mondo era davvero impegnativo sotto tanti aspetti, insegnare ai ragazzi mi dava soddisfazione immensa, perché li vedevo crescere, li vedevo migliorare e nei loro movimenti ogni volta scorgevo qualcosa di mio. Era emozionante!! Quando insegno canto, sono molto tecnica, mi documento continuamente sulle nuove scoperte scientifiche e seguo corsi a profusione per cercare di essere sempre al passo coi tempi e poter offrire una risposta almeno nella maggior parte dei casi. Ma il mood con cui insegno è completamente diverso

La Sinfonia della montagna

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La montagna è mia amica, da sempre.  Il "potere" rigenerante che ha su di me non ha eguali; nemmeno il più bel resort di lusso potrebbe mai superarne il valore. La macchina percorre le strade dove Lei all'inizio è solo un meraviglioso sfondo. Inizia la salita,il motore si impegna mentre il paesaggio cambia gradualmente. Si abbandona il mare,il giallo della sabbia, i colori scuri della macchia mediterranea e le infradito.  La temperatura cala giusto di qualche grado, per riprendere a respirare con calma. Gli occhi sono invasi da sfumature di verde chiaro della natura che si risveglia dal letargo e il profumo di sottobosco riporta serenità ad ogni respiro.  Il rombare dei motori di turisti diretti ai sentieri non riesce a turbare l'armonia di suoni di questo posto. C'è un silenzio di fondo,un'apparente immobilità dove lo strumento primario dell'orchestra sono gli uccellini che cantano dall'alto delle fronde senza farsi vedere. Il vento lieve muove i rami

"Non ce la puoi fare, adesso cadi" : insicurezza mentale in arrampicata

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Avete presente quando state arrampicando una via al vostro limite, arrivate al passo duro e puntualmente cadete? come se sapeste di "non meritarvi" di passare. Oppure....superate il tratto difficile, la catena è ormai vicina e nonostante questo fate un errore (spesso madornale) e cadete? O anche....rimanete a terra, con lo sguardo verso l'alto osservando la linea che tanto vi piace, ma non vi sentite all'altezza e non ci provate nemmeno. Io la chiamo la "vocina" che ti sussurra nell'orecchio, anzi....ti rimbomba in testa e ti dice puntualmente "non ce la farai, adesso cadi". Episodi come questi, di auto sabotaggio, personalmente mi accadono spesso. In senso lato, questa tendenza è presente anche nella vita di tutti i giorni, ad esempio nei rapporti lavorativi, con colleghi o con i datori. In arrampicata l'aspetto mentale conta forse il 90% della performance e credo che ognuno di noi, almeno una volta si sia trovato faccia a faccia con quest