La Comunità dei Climbers







Aristotele definiva l'uomo un "animale sociale" ,colui che è in grado di organizzarsi in gruppi, costituire società volte a un incremento del benessere individuale e collettivo.

Far parte di una comunità ci fa sentire protetti, più forti e sicuri. Alcuni raggruppamenti nascono per ragioni lavorative, altri per studio (le classi ad esempio), spesso capita che non si sceglie di far parte di un gruppo ma ci si trova per necessità, di fatto questa convivenza aumenta in qualche modo la produttività lavorativa e l'efficienza in generale.
Poi ci sono quei gruppi che hanno origine da una passione comune, da valori, abitudini di vita, in cui si sceglie volontariamente di farne parte.

Oggi parliamo della COMUNITA' DEI CLIMBERS
La comunità dei climbers racchiude arrampicatori e le proprie famiglie, di ogni età, lavoro, lingua, religione e ceto sociale.
Dopo una giornata in falesia, in palestra o su una parete in montagna, ritrovarsi attorno al tavolino, con una birra in mano e un fuocherello di fianco, è un classico di tutte le miriadi di comunità arrampicatorie sparse in tutte il mondo.
Si scala insieme, assicurandosi a vicenda, si vive al massimo il momento immersi nella natura mentre i cellulari rimangono negli zaini. 
La comunità dei climbers ha forse un "plus ultra" rispetto ad altre piccole società. Quando ci si fa il nodo e ci si assicura con la corda al compagno, di fatto mettiamo la nostra vita nelle sue mani. E questo "cordone ombelicale" composto di fibra sintetica elastica, non ci accompagna solo per la salita in parete e non si scioglie una volta a terra, anzi rimane ben saldo nella vita quotidiana. Le relazioni di fratellanza che nascono in queste "Crew" trovano davvero pochi simili. La passione e i valori condivisi sono cosi forti e potenti da azzerare completamente ogni singola differenza tra i componenti. Di modo che ciascuno si sente accettato e apprezzato per quello che è, senza doversi guadagnare il posto, ne ricoprire ruoli o indossare "maschere".
Nella realtà però, delle mansioni esistono….
C'è sempre un "Fuochista", che si occupa di creare un braciere adatto a tutti . Assieme a lui/lei ci sono sempre alcuni soggetti che si occupano di raccogliere legname secco tra le piante cadute per alimentare il fuoco.
C'è sempre qualcuno che gestisce la musica. Spunta una chitarra e qualche cantante offre la sua voce per intrattenere i compagni, i quali spesso poi si uniscono a lui/lei in un coro più o meno stonato sulle note di grandi classici.
C'è sempre chi è super organizzato per bivaccare, con accessori di ogni tipo, tavolini e sedie per tutti, viceversa c'è il disorganizzato che si dimentica sempre un piatto, un coltello, un bicchiere o il sacco a pelo; i compagni non esitano a condividere il proprio materiale per il benessere comune.

Jacopo Larcher, un famoso arrampicatore dello stile Trad, ha liberato una nuova via a Cadarese in Piemonte, nominandola Tribe, in onore del suo rapporto con la comunità dei climbers. Questo piccolo paesino è il luogo del cuore di Jacopo, cosi quieto e intimo. E' il posto che lo ha visto crescere come trad climber. Durante i 6 anni e più di studio su questa via , il lavoro iniziato in solitaria da parte di Jacopo, si è presto trasformato in un susseguirsi di persone che sono accorse per aiutarlo e sostenerlo nel progetto. Jacopo ha visto tanti volti grazie a questa via, persone che poi sono diventate grandi amici con cui "condividere la stessa visione, la stessa passione"
Ad un certo punto è stato proprio il supporto costante della comunità che ha motivato Jacopo nella sua impresa.

Ognuno di noi, nella vita reale ricopre ruoli diversi, e cosi accade che l'ingegnere, l'avvocato o lo psichiatra siedono accanto al muratore, al cameriere o allo studente e dividono una birra, qualche pezzo di formaggio e discorrono insieme della giornata in falesia programmando nuove avventure. Spesso le conversazioni sono leggere, legate al momento di serenità, condivisione e distacco dalla quotidianità, ma non mancano occasioni in cui si discutono temi importanti che coinvolgono tutti i partecipanti, come la paura. La paura è un sentimento che in questo sport non manca (e non deve mancare mai). Ognuno di noi la vive a modo suo e condividere i propri stati d'animo ci aiuta a sentirsi meno soli.

Queste le parole di Vanessa:
"Io penso che non sia solo la scalata che ti unisce, ma il contesto. La voglia di stare lontani dal caos, nella pace e nella natura. Una sorta di fuga. Inoltre la passione unisce le persone e secondo me quando metti la tua vita nelle mani di un altro (e viceversa), che tu lo voglia o meno, un legame si crea per forza. E poi è una interminabile condivisione di paure e di soddisfazioni che continua a rafforzare questo legame"

Beatrice :
" A mio parere, ogni persona ha iniziato a praticare questo sport per un motivo specifico. Qualcosa ha portato lui/lei verso questo mondo. Io stavo cercando proprio una comunità, un gruppo di persone con cui condividere momenti...La passione per l'arrampicata è arrivata successivamente. Venivo da un momento di distruzione e ricostruzione. Inizialmente ho (sbagliandomi) pensato che la mia accettazione e rispetto in questa comunità derivasse dai miei successi in arrampicata. Gli insuccessi si trasformavano in frustrazione che poi si è tradotta in un vero blocco. La passione autentica è arrivata dirompente quando ho capito che le persone avevano piacere a condividere con me questa esperienza perché preparavo la moka a metà giornata e perché amavo ascoltarle di fronte a un fuoco la sera. Avevo cura di chi stava attorno a me perché era un puro piacere per me e non mi pesava. E' diventato interessante e bellissimo motivare ed incoraggiare gli altri ed il gruppo anche inconsapevolmente, mi ha tirata fuori dal mio blocco e dal brutto momento che stavo attraversando. E cosi, in modo perfettamente naturale, ho accolto nuove persone nella mia vita e ho lasciato andare altre senza trattenerle. All'alba di un altro grande cambiamento nella mia vita, confesso di aver paura di perdere tutto questo, ma questa volta, a differenza del passato, devo ricordare a me stessa che i miei successi in questo sport saranno solo miei e i miei successi nella comunità dei climbers come Amica dipenderanno dalla tolleranza, condivisione e amore che ci ho messo fino ad ora. Quindi questo distacco sono sicura che mi sarà piu lieve. 
Un'altra cosa che ho tanto amato è "mischiare" queste comunità, vederle ingrandire anche solo per un weekend, vedendo fraternizzare persone con storie totalmente diverse. Riunire tutti sotto lo stesso "tetto" della montagna mi fa rendere conto di quanto io sia fortunata a far parte di questa grande comunità."

Alessandro ci racconta il suo rapporto con la Comunità dei Climbers, citando un aneddoto di pochi giorni fa:
"Simo e Marco erano a chiodare e io volevo scaldarmi sul facile. Sotto un gruppo di vie di 6a vedo uno spilungone come me:
- Scusa? Posso chiederti una sicura? mi volevo scaldare.
- Certo! Da dove vuoi partire?
- Boh su una di queste vie qua!
...........dopodiché scalo tranquillamente e scendo
- Hey ma vuoi fare un tiro pure te?
- Volevo riprovare una certa via qui sotto, ti va?
- Certo!
Si scala e si chiacchera, alla fine si sta tutto il giorno insieme. Ad un certo punto devo andare...
-Via io devo andare...
- Ok tanto anche noi si fa l'ultimo tiro e poi andiamo
- Ma come ti chiami?
- Piacere Claudio! Allora ci vediamo domani che forse torno!
Non so cosa sia...fiducia, incoscienza, forse semplicemente VITA! Legarsi cosi, con un perfetto sconosciuto, affidare la propria vita, salute e prendersi la responsabilità della sua. Con una persona che in poche ore è già un amico. E per un attimo manco gli chiedevo come si chiamava...Forse anche per questo si parla di COMUNITA' dei Climbers!

Cosi diversi eppure cosi uguali, si parla tutti la stessa lingua, ci si capisce e ci si accetta per quello che siamo senza limiti e senza barriere.







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