Donne che corrono coi lupi
Mi sento davvero una di quelle persone realmente fortunate. Perché sono riuscita a trasformare quella che per me era solo una passione di famiglia, in un lavoro vero e proprio, completo di molte sfaccettature.
Io sono una cantante professionista ed una insegnante di canto. Mi è sempre piaciuto insegnare, trasmettere ciò che è mio, quello che ho imparato, agli altri.
Prima lo facevo con le arti marziali. Ero brava, ero davvero brava quando facevo Taekwondo. E anche se quel mondo era davvero impegnativo sotto tanti aspetti, insegnare ai ragazzi mi dava soddisfazione immensa, perché li vedevo crescere, li vedevo migliorare e nei loro movimenti ogni volta scorgevo qualcosa di mio. Era emozionante!!
Quando insegno canto, sono molto tecnica, mi documento continuamente sulle nuove scoperte scientifiche e seguo corsi a profusione per cercare di essere sempre al passo coi tempi e poter offrire una risposta almeno nella maggior parte dei casi.
Ma il mood con cui insegno è completamente diverso da quello che avevo un tempo. Sono istintiva, vera e passionale. Amo ogni mio singolo allievo/a e mi preoccupo di ogni aspetto della sua crescita artistica. Ma non sento alcun peso in questo, mi viene naturale e la fatica fisica che accumulo a fine giornata è sempre relativa, il mio cuore è sempre colmo di amore.
Tanti anni fa non mi sfiorava nemmeno l'idea di fare questo lavoro. Stavo con fatica portando avanti la mia carriera universitaria in legge e mi stavo rassegnando all'idea di quel percorso lavorativo, che in realtà mi stava già destando non poche preoccupazioni.
Per quanto amassi studiare quelle materie, specialmente quelle penalistiche e la storia (le mie preferite), non ci vedevo alcun sbocco pratico. I miei colleghi laureatesi prima di me, perdevano gradualmente il sorriso e arrancavano dietro il proprio legale di riferimento nella pratica forense, senza prendere un soldo e con pochissimo tempo per studiare e per "vivere"?
Non c'era mai possibilità di partecipare a laboratori pratici, esperienze sul campo, progetti (o forse magari mi sono tutti sfuggiti) e io sentivo che tutto l'immenso bagaglio di conoscenze che l'università mi stava dando non avrei avuto modo di spenderlo.
Mi sentivo arenata, e anche un po' fallita a dirla tutta. Non potevo accettare di interrompere gli studi, perché benché in clamoroso ritardo, ero quasi alla fine e fermarmi proprio allora sarebbe stato davvero un fallimento e un immenso dispiacere per i miei genitori.
Ma non potevo nemmeno continuare la mia carriera "tracciata" dopo la laurea, perché in fin dei conti non mi piaceva, non mi ci vedevo e non avevo alcuna motivazione a farlo.
Nel frattempo avevo cambiato insegnante di canto e avevo trovato un ambiente davvero stimolante e creativo. La scuola era piccola e in un quartiere un po' strano, ma ogni settimana aspettavo in gloria il giorno della lezione per andarci.
Già cantavo da anni, avevo fatto esperienze di vario tipo e avevo girato la Toscana su palchi piccoli e grandi, sale da ballo, discoteche e anche per strada. Avevo bisogno proprio di un ambiente che mi permettesse di crescere, di trovare nuovi stimoli, una valvola di sfogo. E lo avevo trovato!! Amavo andare a lezione di canto e anche le giornate di studio in biblioteca presto presero un verso più sereno e attivo.
In poco tempo ho concluso tutti gli esami e mi sono concentrata sulla tesi. Nel frattempo mi era stato chiesto di iniziare un periodo di formazione musicale per l'insegnamento, perché la scuola di musica dove studiavo si stava allargando e (forse) aveva visto in me un'ottima candidata per aumentare l'organico.
Cosi un giorno quasi per gioco, faccio la mia prima lezione con una ragazzina che tra l'altro non parlava una parola di italiano, veniva dal Perù, aveva i capelli lunghissimi neri, era super timida, ma ci siamo capite subito grazie alla musica. Dallo sguardo verso il basso vedo aprirsi uno splendido sorriso, il mio cuore si riempie di amore e qualcosa scatta dentro di me...
Intraprendo un percorso variegato di studio musicale frequentando corsi su corsi, senza sosta, non sentivo la fatica, avevo solo sete di imparare. Entro in un vortice di entusiasmo e ritrovata motivazione che mi donano nuova forza e energia.
In pochi mesi con il treno (ma molto spesso con la mia Peugeot 206 bianca) ho girato l'Italia portando a casa diplomi, nuove competenze, certificazioni e conoscenze. Ho studiato pianoforte privatamente, preso lezioni di ogni tipo, qualsiasi cosa che potesse mettermi in condizioni di fare meglio quello che da li a poco, sarebbe diventato il mio lavoro!
Uno dei giorni più belli della mia vita è stato la proclamazione della mia laurea. Era una calda giornata di inizio ottobre, il mio turno è arrivato tardissimo e la commissione non aveva alcun interesse ad ascoltare l'ennesima laureanda (specialmente con voti bassi come i miei), ma la mia tesi era stupenda, ci avevo messo tutta me stessa.
Indossavo uno splendido tailleur nero di Zara e dei tacchi alti, ero bella, elegante e sobria come d'altronde è richiesto nell'ambiente accademico. Stringevo la mia tesi blu come le cantanti famose fanno con il loro Grammy e, quando finalmente chiamano il mio nome, mi dirigo a grandi passi verso la scrivania.
Davanti a me vedevo solo figure chine sui cellulari, sul giornale e altri intenti a conversare tra loro. Solo la mia relatrice, la docente di Criminologia mi guardava dritta negli occhi e sembrava volermi dire "dai....è il tuo momento, schiacciali!"
Nessuno della commissione ascolta le prime parole del mio discorso, fino a che, passato il "nervoso" delle prime parole, subentra la rabbia di sentirsi totalmente inascoltata.
Rallento, abbasso il tono, prendo delle pause e infine mi fermo, interrompo il mio discorso fino a che non vedo i primi sguardi alzarsi verso di me con fare interrogativo.
Sorrido e riprendo a parlare, con passione e trasporto di quello che era il mio lavoro conclusivo, il frutto di tanti anni di studio.
Dopo la proclamazione, stringo forte la mano a ciascuno della commissione. Noto nei loro volti un certo sconcerto, forse si aspettavano l'ennesima "fredda macchinetta" e visto che non mi presentavo con un voto alto, non si aspettavano di trovarsi a che fare con un lavoro cosi ben fatto.
Ma io ero diversa, ero cambiata, o forse lo ero sempre stata. Sono forte, tanto forte da "lanciare in aria il mondo e riprenderlo al volo".
Una volta fuori mi godo gli applausi dei parenti e amici che sono venuti a sostenermi.
Dopodiché esclamo "Ok adesso leviamoci dalle p...e!"
Il giorno successivo ero al pianoforte, nella mia stanza, in attesa dei miei allievi. Ricordo che guardavo fuori dalla finestra, il sole di autunno mi illuminava e riscaldava il volto sorridente.
Eccomi qua, ce l'ho fatta!
Sipario!
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