Non ti conosco ma....Buongiorno!

Quando è stata l'ultima volta che avete incrociato lo sguardo di una persona sconosciuta e le avete rivolto un sorriso dicendo magari..."Buongiorno"?

Ricordo che quando ero piccola e abitavo in un piccolo paese in collina, uscivo di casa insieme a mia madre per andare a prendere il pane e la merenda per la scuola.

La nostra casa distava pochi passi dal vicino alimentari e sul marciapiede incrociavi amici, parenti, compagni di scuola, ma anche semplici cittadini a noi sconosciuti che, a passeggio per la loro strada non esitavano a salutarci in modo gentile.

Crescendo in quel borgo ho capito che in realtà era usanza comune quella di salutarsi in caso di incontro "fortuito" lungo le stradine, ma una certa insofferenza mi bloccava sempre nell'assimilare questa consuetudine.

In particolare ricordo un anziano signore che avevo incrociato più volte e che mi aveva sempre semplicemente sorriso con gli occhi ma io non avevo ricambiato il gentile gesto. Un giorno quell'uomo incrociandomi nuovamente mi disse Buongiorno! e subito dopo riprese la sua direzione con le mani dietro la schiena e il passo rallentato. Io ricordo l'enorme imbarazzo e l'affrettarmi a rispondere a mia volta.

Salutarsi tra sconosciuti è una semplice ma stupenda usanza di cortesia verso il prossimo, di apertura e gentilezza reciproca. Un gesto anche di solidarietà per non farci sentire soli ma anzi parte di una qualche comunità.

Le prime volte che mio marito mi portava in moto con se, notai questa strana cosa ogni volta che incrociavamo altri motociclisti. Non importava il fatto che non ci conoscessimo, facevamo già parte di un gruppo allargato, il gruppo dei "centauri" e quindi ci si salutava con un gesto della mano.

Successivamente mi venne spiegato che non importa che non ci si conosca, se sei in moto e hai un problema di qualsiasi tipo, qualsiasi motociclista di passaggio si fermerà a darti una mano.

Il primo saluto per me fu imbarazzante ed emozionante allo stesso tempo. Mi sentivo strana ma poi presi coraggio, tolsi un braccio dai fianchi di Simone e timidamente mimai una V in segno di pace e rispetto con la mano al motociclista che incrociandoci, senza esitazione ha ricambiato immediatamente il mio saluto!

Sorridevo emozionata dentro il casco ed ero felice per aver fatto una cosa che trovavo strana ma non troppo.

In montagna, lungo i sentieri, vedo che invece mi viene naturale salutare o ricambiare il saluto di altri camminatori, forse perché la natura è il mio ambiente ideale. Amo quei gesti di cortesia cosi semplici ma colmi di significato, adoro vedere i volti stanchi e concentrati delle persone, distendersi e rilassarsi nel dire "buongiorno".

In montagna ci si saluta per sostenerci a vicenda, perché è un luogo aspro, meraviglioso ma ricco di difficoltà e viverci non è facile fin dall'alba dei tempi. 

Salutarsi significa quindi "se hai bisogno io ti aiuto". Sempre.

Sul Cammino dei Briganti mi è capitato tutti i giorni di salutare abitanti di piccole frazioni, camminatori e pastori che parlavano uno strano dialetto quasi incomprensibile; in quest'ultimo caso però il gesto della mano e la sua universalità hanno appianato tutte le possibili differenze.

Purtroppo al di la di queste due diverse occasioni (quella delle moto e dei sentieri) Ho notato che l'abitudine di salutarci tra sconosciuti è nella pratica scomparsa. 

Molti collegano questo oblio alla paura verso le persone che non conosciamo, il timore che possano farci del male ci spinge ad essere sospettosi e a non cercare contatto con chi non appartiene alla nostra cerchia.

Questo concetto è in parte condivisibile. I pericoli esistono e si deve stare attenti perché purtroppo non tutte le persone che incontriamo sono di animo e intenzioni gentili.

Io non posso far a meno di pensare che l'avvento di mezzi di comunicazione istantanei come la messaggistica degli smartphone, hanno permesso si di mettere in contatto soggetti che fisicamente si trovano lontani, ma hanno anche in questo modo reso "inutile" il contatto fisico nel senso ampio del termine.

"ci vediamo su zoom" (cosi non dobbiamo vederci)

"ti mando un vocale" (cosi non devo sostenere una conversazione con te)

E' possibile che stiamo diventando restii a semplici gesti di gentilezza, cortesia e solidarietà come un saluto, perché siamo "trinceati" dietro uno schermo?

voi che ne pensate?






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